Riforma e controriforma attraverso la dinastia Tudor – parte 10/12

Ascesa al trono di Maria Tudor

Il 10 luglio, Jane Grey fu accompagnata alla Torre nell’appartamento reale dove sarebbe dovuta restare fino al momento dell’incoronazione. Ciò che ci si attendeva da lei, in quanto regina, era che nominasse re il marito Guilford Dudley(1), figlio di quel Dudley che era diventano lord Protettore nel regno di Edoardo VI.

La sera dell’incoronazione di Jane Grey, venne recapitato ai consiglieri una sorta di proclama con cui Maria rivendicava il proprio diritto al trono; il giorno dopo vennero informati del fatto che molti gentiluomini e aristocratici erano in viaggio con l’intenzione di recarsi dalla principessa per sostenerla: ella, nel frattempo, aveva già raccolto sotto il suo vessillo un grande numero di comuni cittadini. Dal momento che Jane era salita al trono secondo quella che era la volontà di Edoardo, il comportamento di Maria veniva considerato come quello di una ribelle e si decise di inviare rinforzi, al comando di Dudley, per placare la sommossa che stava nascendo.(2) I membri del consiglio, timorosi di quel che sarebbe potuto accadere se Maria non fosse stata sconfitta, il 18 luglio decisero di schierarsi contro Dudley e di offrire una ricompensa a chi l’avesse catturato; il giorno successivo proclamarono Maria regina d’Inghilterra. Dudley si arrese senza combattere e i suoi principali complici decisero di consegnarsi alla nuova regina per chiedere il suo perdono.

Maria arrivò a Londra solo il 3 agosto, perché aveva aspettato che tutti i ribelli fossero catturati, e qui fu accolta da una folla festante e gioiosa.(3)

All’inizio, le sue dichiarazioni in materia religiosa si dimostrarono tolleranti e di grande flessibilità: affermò che il suo obiettivo era quello di garantire che chiunque volesse andare a messa fosse libero di farlo, offrendo la possibilità di avere dinanzi predicatori onesti, colti e virtuosi, e che non intendeva piegare le coscienze altrui. Col primo annuncio ufficiale, reso noto il 12 agosto, ella decise che -fino a quando il Parlamento non l’avesse aiutata a stabilire le opportune innovazioni- era concessa ai sudditi la libertà di culto.(4)

Due giorni prima di lasciare la Torre, Maria convocò i consiglieri e -dopo un breve discorso sugli eventi che l’avevano portata al trono e dopo aver esposto le sue idee circa i doveri dei sovrani- li informò della sua intenzione di svolgere la missione destinatale dalla divina volontà a gloria di Dio e a beneficio dei sudditi e li invitò ad essere fedeli a lei fino alla morte, così come avevano promesso nel giuramento fatto al momento della loro nomina a consiglieri; infine, aveva ricordato i loro obblighi.(5)

Un problema di carattere religioso era quello riguardante la denominazione di “capo supremo della Chiesa”, che faceva parte dei titoli ufficiali dei sovrani inglesi a partire da quello di Enrico VIII, e che implicava la negazione della supremazia del pontefice romano. Maria si rifiutò di usare tale denominazione e, per sopperire al problema, prese a sostituire il titolo con la parola “et cetera”.(6) A partire dal 20 dicembre di quell’anno ella decise di rendere illegale la celebrazione dei riti non in uso al momento della morte del padre e, poco tempo dopo, si procedette a revocare tutti gli statuti di Edoardo in favore del credo protestante, ma non era stato toccato il principio secondo cui la supremazia sulla Chiesa inglese spettava al sovrano e non al pontefice di Roma. Per il momento, ulteriori passi verso un ritorno al cattolicesimo non si resero possibili e già vi furono scoppi di violenza contro i sacerdoti che celebravano la messa.(7) La rivolta assunse maggior rilevanza nel momento in cui si dichiarò che la regina aveva giurato di sposare il figlio dell’imperatore, Filippo di Spagna. Infatti, dal momento in cui Maria era salita al trono, Carlo V aveva iniziato a sperare di poter combinare un matrimonio tra lei e suo figlio Filippo(8). Quest’idea, accolta con favore dalla stessa regina, non venne interpretata allo stesso modo dagli inglesi, che iniziarono ad interrogarsi circa gli esiti che un matrimonio del genere avrebbe potuto portare nel governo del paese. Dopo considerevoli difficoltà, i disordini vennero repressi e punizioni terribili colpirono quanti si erano resi responsabili di tradimento e di quanti li avevano sostenuti.(9)

Il 25 luglio 1554 nella cattedrale di Winchester venne celebrato il matrimonio tra Maria e Filippo d’Asburgo(10)

Già due mesi dopo arrivò la notizia della probabile gravidanza della regina: ella interpretò l’evento come il culmine di quel destino affidatole da Dio dal momento che avrebbe partorito un erede fedele alla Chiesa cattolica che avrebbe consentito la sopravvivenza dei cambiamenti da lei effettuati in campo religioso. Inoltre, la gravidanza di Maria aveva avuto il merito di placare l’ostilità tra inglesi e spagnoli, che mal sopportavano di vivere a contatto nella stessa corte, e del popolo in generale che non aveva ancora superato la decisione della regina di sposare Filippo.(11)

Per quel che riguarda la riconciliazione con la Chiesa di Roma, il 20 novembre di quell’anno arrivò nel paese il cardinale Reginald Pole(12), dopo essere stato nominato da Giulio III legato pontificio.
La sua influenza su Maria, tuttavia, fu dannosa: minimizzava l’autorevolezza della regina e la riteneva debole e incapace; questo perchè non aveva mai avuto occasione di ammirare Maria in occasione dei suoi discorsi, dai quali trapelava fermezza e abilità politica. Inoltre, egli riteneva che la situazione inglese e quella italiana non fossero molto diverse e non aveva capito quanto, nel corso del regno di Enrico VIII e di Edoardo VI, fosse cambiato il popolo inglese che era stato profondamente influenzato dal protestantesimo. Questo motivo rendeva particolarmente difficile la restaurazione cattolica in quel paese, fine da lui espresso nella riunione con i membri del Parlamento il 28 novembre che, due giorni dopo, presentarono una richiesta ufficiale di riunificazione con Roma. A dicembre, il Parlamento approvò una legge che riguardava la restaurazione ufficiale della vecchia religione e, in seguito, furono abrogati tutti gli atti parlamentari che disconoscevano la supremazia spirituale del pontefice sull’Inghilterra; questo portò all’assoluzione del paese da ogni errore scismatico. Da un punto di vista politico la questione fu più complessa perché chi aveva ricevuto vantaggi materiali dalla dissoluzione della Chiesa in Inghilterra, ottenendo proprietà, si era dichiarato disposto a riabbracciare la fede cattolica a patto di poter conservare quei privilegi ottenuti, anche se nessuno si proclamò contrario ai diritti spirituali della Chiesa.(13)

Com’è facilmente intuibile, tali provvedimenti provocarono la reazione dei protestanti che, per quanto fossero una minoranza all’interno del paese, rappresentavano una minoranza alquanto legata alle sette che, nel corso degli anni, erano nate all’interno del paese; per forza di cose l’opposizione religiosa si univa a quella politica. L’opposizione protestante si sviluppò in varie forme: chi si riuniva in luoghi vari per praticare riti dettati da una guida spirituale, chi si autoproclamava “capo religioso” raccogliendo accanto a sé un gran numero di seguaci, chi attaccava violentemente clero, regina e cattolici in genere. Tutte queste forme di violenza si erano acuite notevolmente dal momento in cui, dopo l’arrivo in Inghilterra di Filippo, si era proclamato il ritorno alla supremazia papale, la ricostruzione di tutti i monasteri, la restituzione delle proprietà ecclesiastiche al clero e si era garantito che quelle persone che erano state danneggiate nel corso del regno di Enrico VIII e di Edoardo sarebbero state reintegrate nei loro diritti o uffici. Di non minore importanza e pericolosità erano quei gruppi che si trovavano all’estero, dove avevano creato proprie congregazioni e dove erano liberi di continuare nella loro campagna propagandista contro la regina dal momento che erano al di fuori della portata delle leggi inglesi. Le critiche che giungevano dall’estero, a cui si aggiungeva tutto il resto, portarono il governo alla decisione di adottare un comportamento diverso nei confronti degli eretici protestanti, che potevano essere processati come tali, in maniera del tutto legale, poiché recentemente erano stati ripristinati gli statuti medievali relativi al reato di tradimento.(14)

Il malcontento degli inglesi aumentò quando si scoprì che, in realtà, Maria non era mai stata incinta, malcontento che può essere capito se si spiega che in un primo momento venne diffusa la voce di un parto della regina che in realtà non aveva avuto luogo, poi si addusse più di una volta ad un calcolò errato e si postdatò il giorno del lieto evento. L’inganno ovviamente non fu voluto, poiché Maria presentava molti sintomi che potevano indurre a pensare ad una gravidanza: secondo un’ipotesi addotta da esperti del XX secolo, Maria soffriva di cisti ovarica che le provocava sia l’amenorrea che il rigonfiamento addominale; anche in caso di un normale concepimento, la cisti ovarica non avrebbe consentito uno svolgimento normale della gravidanza.(15)

Un problema decisamente di maggior rilievo era dovuto dalle preoccupazioni dei campagnoli circa il prezzo del grano e della birra, l’allagamento dei campi che aveva provocato il marcire delle messi, la morte di molti animali che non avevano retto alla mancanza di erba e fieno. Insomma, nell’estate del 1555 il paese fu sconvolto da una carestia che minò profondamente l’esistenza e la tolleranza degli inglesi.(16)
Nel frattempo assunse sempre maggiore consistenza la reazione protestante che ebbe come risposta una serie di condanne al rogo.(17) Un’altra risposta si ebbe nella restaurazione del monastero di Greenwich, cui Maria era legata da motivi personali e di cui intendeva fare il “vivaio” per la rinascita del monachesimo inglese.(18)

Il malumore popolare aumentò quando si diffusero voci circa l’incoronazione e re di Filippo che, in realtà, Maria non aveva intenzione di concedere e sfociò nella produzione di libelli e ballate che intendevano danneggiare la reputazione della regina.(19) Eppure, tanto Maria era intransigente e irremovibile sulla posizione da assumere nei confronti di eretici e protestanti, tanto era devota praticamente nell’offrire sostegno ai più bisognosi.(20)

Ad accrescere le difficoltà della regina d’Inghilterra contribuì l’ascesa al soglio pontificio di Paolo IV, avvenuta nel 1555. Il nuovo papa si era posto due obiettivi: quello di annientare gli eretici e quello di combattere Filippo II. I motivi di questa sua seconda scelta erano molteplici: da giovane aveva assistito all’invasione di Napoli da parte delle truppe di Ferdinando d’Aragona che aveva sostituito il governo dei francesi con quello dei malvisti spagnoli, da adulto era stato testimone dell’arrivo delle truppe di Carlo V che avevano conquistato Milano e saccheggiato Roma, infine Filippo aveva segretamente tentato di minare la sua elezione e la verità era venuta a galla poco tempo dopo. Il suo intento era quello di realizzare una coalizione militare abbastanza forte da scacciare gli spagnoli dal regno di Napoli e trovò un possibile alleato nei francesi. Grazie alle intese diplomatiche seguite al matrimonio con Maria, Filippo riuscì a stipulare una pace con Enrico II e questo rese impossibile un attacco da parte del papa ma, nel caso in cui uno dei due paesi avesse provocato l’altro, Maria si sarebbe trovata coinvolta in un conflitto nel corso del quale avrebbe dovuto schierarsi a fianco del marito e contrastare l’amata Chiesa.(21)

Per quanto Maria stesse facendo del proprio meglio per ricostruire la Chiesa all’interno del suo paese, i sudditi non stavano affatto riabbracciando quel cattolicesimo a cui erano stati legati nel periodo della sua infanzia, anche per il suo eccessivo zelo nel difendere la fede cristiana che aveva scioccato profondamente l’intera popolazione. Aumentavano le critiche rivolte alla sovrana, accusata di aver tradito ed ingannato non solo il popolo ma anche il regno, perché si riteneva ella provasse un amore maggiore per un altro regno, ovvero la Spagna a cui lei era legata per via della madre ed anche del marito.(22)

Intanto, il papa aveva deciso di reagire e contrastare a suo modo Filippo ed aveva imprigionato numerosi ministri imperiali a Castel Sant’Angelo. Sotto la minaccia di un attacco alla città, i romani si organizzarono per resistervi ancora sconvolti dalla distruzione commessa dalle truppe di Carlo V trent’anni prima. Ad appoggiare il papa contribuì il rinnovato accordo con i francesi, cosa che lo fece sentire più forte tanto che decise di scomunicare Filippo, che godeva dell’appoggio -politico e finanziario- della moglie, anche se questo la portò a mettersi contro l’intero Consiglio.(23)

Al momento della morte della regina, avvenuta il 17 novembre 1558(24), il conflitto -che si prolungava da anni- era ancora aperto.

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(1)Erickson C., Maria la Sanguinaria, Cles, Mondadori, Oscar Storia, 2007,  p. 307
(2)  Ibidem, p. 308
(3) Ibidem, pp. 311-314
(4)  Ibidem, p. 327
(5)  Ibidem , p. 335
(6)  Ibidem , p. 355
(7)  Ibidem, p. 360
(8)  Per informazioni sulla figura di Filippo si veda Erickson C., Maria la Sanguinaria, Cles, Mondadori, Oscar Storia, 2007, pp. 345-346
(9)  Ibidem, p. 374
(10)  Ibidem, p. 391
(11)  Ibidem, p. 401
(12)  Per un breve quadro di questo personaggio si veda Erickson C., Maria la Sanguinaria, Cles, Mondadori, Oscar Storia, 2007, pp. 405-406
(13)  Erickson C., Maria la Sanguinaria, Cles, Mondadori, Oscar Storia, 2007, pp. 406-408
(14)  Ibidem, pp. 412-414
(15)  Ibidem, pp. 427-428
(16) Ibidem, p. 436
(17)  Ibidem,,p. 434 e pp.462-466
(18)  Ibidem, 2007, p. 440
(19)  Ibidem, 2007, p. 446
(20)  Ibidem, pp. 451-454
(21)  Ibidem, pp.457-460
(22)  Ibidem, pp. 466-467
(23)  Ibidem, pp. 468-472 e 477
(24)  Ibidem, pp. 494-495

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